Cuore, sai quali controlli fare?

In quest’ambito gli esami di controllo a scopo preventivo sono da ritenere utili solo in presenza di fattori di rischio o in caso di sintomi sospetti

Negli ultimi anni in Medicina viene data sempre più importanza all’appropriatezza nella richiesta di esami, che risponde a molteplici esigenze: da un punto di vista scientifico, per la necessità di identificare le indagini realmente utili nel percorso diagnostico e terapeutico; in sanità pubblica, per l’esigenza del contenimento della spesa sanitaria; in ambiente privato e nelle assicurazioni, per la necessità di rimborsare prestazioni che siano effettivamente efficaci, e per la sicurezza dell’utente, al fine di evitare l’esecuzione di indagini che comportino un rischio biologico, specie se ripetute nel corso della vita.

Evitare esami inappropriati

Negli Stati Uniti si è formato un movimento chiamato “Choosing Wisely” che ha identificato per ogni specialità medica 5 test che possono essere inutili o addirittura dannosi. Sulla stessa linea, in Italia, la Slow Medicine ha promosso la campagna “Fare di più non significa fare meglio” e con l’aiuto di diverse Società scientifiche sono state identificate indagini inutili o potenzialmente dannose per gli utenti; anche l’ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) ha identificato test inutili e/o dannosi nell’ambito delle indagini più utilizzate nella diagnostica cardiovascolare per la prevenzione primaria e secondaria. All’eccessivo ricorso a procedure inappropriate concorrono molteplici fattori: l’ansia dei cittadini di conoscere con certezza il proprio stato di salute, mentre da parte dei Medici l’iperprescrizione deriva dalla prospettiva di evitare il rischio di una diagnosi mancata, oppure per dimostrare la propria cultura con l’indicazione delle indagini più sofisticate.

Quando fare i test

La prescrizione alle indagini diagnostiche per un soggetto adulto si basa sempre sulle seguenti indicazioni:

  • vi sono fattori di rischio cardiovascolare?
  • Ci sono stati sintomi sospetti?

È stato infatti dimostrato, ormai da molti anni, che il check-up periodico e non motivato da specifiche indicazioni risulta non solamente inutile ma anche potenzialmente pericoloso, in quanto può indurre “a cascata” altre indagini anche dannose e successive procedure terapeutiche non motivate e quindi con la possibilità di creare un danno biologico o per lo stato di salute del Paziente.
Nel soggetto adulto sano le indagini cardiovascolari devono quindi sempre essere prescritte dal Medico curante, sulla base di specifiche indicazioni: di seguito riportiamo alcune considerazioni sugli esami cardiovascolari più frequentemente prescritti.

Esami di laboratorio

Tra gli esami di laboratorio, la Proteina C-reattiva PCR (proteina prodotta dal fegato e facente parte di un particolare gruppo di proteine sintetizzate durante uno stato infiammatorio) è stata a lungo considerata il miglior candidato per lo screening delle Malattie cardiovascolari: tuttavia sulla base di risultati contrastanti della Ricerca, il dosaggio della proteina C-reattiva PCR non è raccomandato dalle Linee Guida.
Il dosaggio dell’Omocisteina (amminoacido essenziale contenente zolfo) non è consigliato nella stima del rischio cardiovascolare, in quanto è un fattore indipendente di rischio ma è influenzato da vari fattori ambientali, nutrizionali e metabolici.

Ecografia Doppler

Si tratta di un esame che permette di studiare e monitorare i vasi carotidei (tronchi sovraortici) ed è particolarmente indicato nei soggetti che “sfuggono” alle tradizionali classificazioni del rischio cardiovascolare: chi ha familiarità per eventi di Malattia cardiocircolatoria avvenuti in età giovanile in parenti di primo grado, negli uomini di età inferiore ai 60 anni con un fattore di rischio molto elevato e nelle donne di età inferiore ai 60 anni con almeno due fattori di rischio (fumo di sigaretta, Diabete, Ipertensione, Ipercolesterolemia, Obesità, ecc.). Questa indagine risulta invece del tutto inutile nei Pazienti a basso rischio in quanto non aggiunge informazioni importanti per la formulazione di una prognosi.

Ecocardiogramma

È un esame non invasivo che, mediante l’utilizzo degli ultrasuoni, permette di monitorare il funzionamento del cuore. Non rappresenta una metodica di screening nella popolazione generale, senza evidenza clinica di Cardiopatia o compromissione emodinamica, e non è indicato per la diagnosi di Aritmie. L’Ecocardiogramma risulta invece utile nei soggetti a rischio intermedio, come ad esempio negli ipertesi, nei quali ha valore come test per classificare il rischio.

ECG durante sforzo o di 24 ore e Angio-TC coronarica

L’Elettrocardiogramma (ECG) da sforzo è un esame che consiste nella registrazione dell’Elettrocardiogramma durante l’esecuzione di uno sforzo fisico. In generale, ma soprattutto in individui ipertesi, l’indicazione all’ECG da sforzo deve essere posta sulla base della probabilità a priori di malattia che, quando molto bassa, riduce sensibilmente il valore predittivo positivo del test aumentando i falsi positivi. Non è invece indicato come esame di screening nei soggetti di età giovane matura asintomatici e va considerato solo in casi particolari come quello di individui a rischio intermedio (adulti sedentari che intendono iniziare un programma di attività fisica), per la valutazione della capacità funzionale.
Un altro test non invasivo è rappresentato dall’Elettrocardiogramma secondo Holter, che permette di registrare 24 ore su 24 l’attività del cuore. Non vi sono evidenze dell’utilità di questo esame negli individui asintomatici senza Malattia coronarica pregressa.
L’Angio-TC coronarica è invece un test che permette di esaminare le arterie coronarie. Nel soggetto asintomatico con probabilità di Cardiopatia ischemica bassa o intermedia, non vi è indicazione all’esecuzione di questo esame.

Per concludere, è indispensabile ricordare che, piuttosto che affidarsi alla ricerca dell’esame, i cambiamenti delle abitudini di vita possono incidere in modo straordinariamente efficace sulle condizioni di salute; è stato infatti provato che la componente più rilevante della riduzione del rischio cardiovascolare si ottiene con la correzione delle abitudini di vita non salutari sia nei soggetti a rischio che in coloro che sono già stati affetti da una Cardiopatia. Questo avviene con azioni quotidiane che mettano in atto strategie volte ad ottenere un cambiamento dello stile di vita a lungo termine.

Fonte: https://www.elisirdisalute.it